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domenica 11 ottobre 2015

Le mani e i piedi dell'Homo Naledi

La seconda serie di articoli relativi alla notevole scoperta del Homo Naledi, una nuova specie di parente umano, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications il 6 ottobre 2015.

La mano e il piede del Homo Naledi si sono adattati in modo univoco
sia al tree climbing che al camminare eretti.
CREDIT Peter Schmid e William Harcourt-Smith | Wits University

I due articoli, dal titolo: Il piede del Homo Naledi e La mano di Homo Naledi, descrivono la struttura e la funzione delle mani e dei piedi  del Homo Naledi. Nel loro insieme, i risultati indicano che l'Homo Naledi si potrebbe essere adattato in modo univoco sia al tree climbing e sia a camminare come forme dominanti di movimento, ma anche di essere capace di una precisa manipolazione manuale.



La ricerca è stata condotta da un team di scienziati internazionali associato al Evolutionary Studies Institute presso l'Università di Witwatersrand in Sudafrica, sede del team della Rising Star Expedition che fin dalla scoperta del 2013 del più grande ominide trovato nel continente africano, ha recuperato e numerato circa 1550 elementi fossili da una grotta nel Cradle of Humankind World Heritage Site, a circa 50 chilometri a nord ovest di Johannesburg.


Secondo i ricercatori, se considerati insieme, queste studi indicano un disaccoppiamento delle funzioni degli arti superiori e inferiori nell'Homo Naledi, e forniscono una panoramica importante sulla forma e la funzione scheletrica che possono aver caratterizzato i primi membri del genere Homo.


Il piede dell'Homo Naledi

L'autore principale William Harcourt-Smith e i suoi colleghi descrivono il piede dell'Homo Naledi basandosi su 107 frammenti di piedi trovati nella Camera Dinaledi, tra cui il piede destro di un adulto ben conservato. Questi mostrano che le parti del piede dell'Homo Naledi condividono molte caratteristiche con un piede umano moderno, ciò indica che era ben adattato per la posizione eretta e a camminare su due piedi. Tuttavia, gli autori fanno notare che differisce per avere più ossa curve (falangi prossimali).


La mano dell'Homo Naledi

L'autore principale Tracey Kivell e i suoi colleghi descrivono la mano dell'Homo Naledi basandosi su circa 150 ossa di mani trovati nella Camera Dinaledi, tra cui la mano destra quasi completa di un singolo individuo adulto (manca solo un osso del polso), che è raro trovare nella documentazione fossile umana.

La mano dell'Homo Naledi rivela una combinazione unica di anatomia, che non è stata trovata in qualsiasi altro essere umano fossile prima. Le ossa del polso e le caratteristiche anatomiche mostrano un pollice in comune con gli esseri umani e i Neanderthal e suggeriscono potente forza di presa e la capacità di utilizzare strumenti di pietra.

Tuttavia, le ossa delle dita sono più curve della maggior parte delle prime specie umane fossili, come la specie di Lucy l'Australopithecus afarensis, suggerendo che l'Homo Naledi utilizzava ancora le mani per arrampicarsi sugli alberi. Questo mix di caratteristiche umane in combinazione con le caratteristiche più primitive dimostra che la mano dell'Homo Naledi era specializzata sia per le attività di utilizzo di strumenti complessi, sia per muoversi scalando gli alberi.

"Le caratteristiche della mano dell'Homo Naledi per l'utilizzo di strumenti, in combinazione con le piccole dimensioni del suo cervello, hanno interessanti implicazioni su quali requisiti cognitivi potrebbero essere necessari per produrre e utilizzare strumenti, e, a seconda dell'età di questi fossili, chi potrebbe aver fatto gli strumenti di pietra che troviamo in Sud Africa," dice Kivell.

Fonte: Qui e Qui

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